Lo sceriffo e l’avvocato uscirono dal saloon ed entrarono in banca, ignorando quanto il destino -o il caso- fossero buffi e burloni: Mr. Money stava ancora contando i soldi di Pat, e si era appena reso conto di quanti fossero, che si ritrovò John Wood ad oscurargli la luce.
-Sceriffo. Salve.
-Salve- disse cavernoso Wood.
-Desidera?
-Certamente saprai già perché sono qui…
Mr. Money sorrise ed alzò alcune banconote facendole ondeggiare.
-Per questi?
-Esatto. Presumo che tu aiuterai quella povera donna disperata…
-Mi pare logico.
Altro sorriso.
-Allora non ho più niente da dirti. Arrivederci.
Mentre uscivano, l’avocato chiese:
-Ma le dà del tu?
-Sì, una volta l’ho picchiato perché aveva fregato un poveretto. Lui fa finta di rispettarmi, ma io non sono ipocrita.
Ecco, magari non ipocrita, ma piuttosto credulone sì: convinto che bastino pochi pugni per redimere un truffatore come Mr. Money.
-Non ha detto niente a Mr. Money circa il dialogo che ha avuto con il notaio?- chiese l’avvocato.
-No, la mia strategia è tenerlo all’oscuro, non vorrei che capitasse qualcosa di spiacevole come l’altra volta…
Povero sceriffo, così incantato dal mondo: forse quell’aria da burbero era una maschera, oppure era davvero burbero e davvero stupido, ed era meglio per lui suonare i piatti nella banda della città piuttosto che amministrare la giustizia.
-Quale altra volta?
I due stavano passendo davanti all’ufficio dello sceriffo e alle prigioni, e così John Wood indicò la finestra di una delle celle e disse:
-Quell’altra volta.
Dalla finestra uscivano urla disumane che sembravano strilli di una scimmia marchiata a fuoco, urla di dolore e perversa sofferenza.
-Embè? Si sento tutti i giorni tutto il giorno, di continuo. Cosa c’entrano?
-A quel tizio Mr. Money promise dei soldi, non so bene come, in ogni modo lo illuse di poterlo aiutare. Alla fine lo fregò, gli rubò tutto e lui disperato fece una strage: uccise sua moglie e i suoi figli, cioè le bocche che doveva sfamare coi dollari di Mr. Money che non ebbe mai. Fu incarcerato, ma il banchiere assolto per mancanza di prove: indagai sul caso con il notaio, ma non venne fuori niente. Peccato. Tutti si sono dimenticati il suo nome, quelle urla cancellano ogni cosa: è troppo pazzo, ma non possiamo impiccarlo.
-E perché?
-Perché mi rifiuto di farlo, è una cosa disumana impiccare qualcuno. E poi così mediterà sul suo gesto impulsivo.
-Ma è pazzo! Non può meditare!
Lo sceriffo non rispose e l’avvocato pensò che quell’uomo era troppo stupido, talmente tanto stupido da non rendersi conto di quanto fosse effettivamente stupido.